Immigrazione by Stefano Allievi

Immigrazione by Stefano Allievi

autore:Stefano Allievi
La lingua: ita
Format: epub
Tags: i Robinson / Letture
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2018-01-24T05:00:00+00:00


2. Le contraddizioni del riconoscimento

cpsa, cda, cara, cas, sprar, cie, cpr, hotspot, hub: l’accoglienza dei richiedenti asilo passa per questa selva di sigle, intorno a cui cercheremo di mettere un po’ d’ordine.

Abbiamo già visto qual è l’entità degli sbarchi in Italia: 153.842 arrivi nel 2015, 181.045 nel 2016, un più 33% segnalato già nel primo quadrimestre del 2017 rispetto allo stesso periodo del 2016. Ma il dato è successivamente calato a seguito delle nuove politiche adottate dal governo italiano. Al 24 novembre 2017 si contavano 115.159 arrivi, contro 170.723 del corrispondente periodo del 2016.

Nel concreto, cosa succede? Più o meno questo: le persone raccolte in mare dalle navi della Guardia Costiera, della Marina o delle ong (o di altri soggetti anche privati, inclusi i natanti commerciali che incontrano profughi sulle loro rotte), una volta portate a destinazione nel porto più vicino o in quello indicato, vengono indirizzate ai cpsa (Centri di primo soccorso e accoglienza, dove dovrebbero ricevere le prime informazioni e cure, le visite mediche del caso, la fotosegnalazione), e ai nuovi hotspot di recente costituiti dal governo.

Dopodiché dovrebbero finire nei cda (Centri di accoglienza) se non richiedenti asilo, o essere indirizzati verso i cara (Centri accoglienza richiedenti asilo), se invece lo richiedono. Entrambi dovrebbero occuparsi della prima accoglienza, quindi per definizione a carattere temporaneo: identificazione, visite, prime verifiche documentali, e poi distribuzione sul territorio. Giustamente famigerati sono diventati i cara, per il gran numero di presenze, le pessime condizioni, le nulle garanzie di servizi offerti, le aperte collusioni con la malavita, a vario titolo, dimostrate in vari casi. Basti pensare a quello maggiormente oggetto di inchieste giornalistiche e di indagini della magistratura – il cara di Mineo – le cui nefandezze sono notorie, e l’apporto all’integrazione degli immigrati ivi residenti del tutto nullo se non controproducente, e tuttavia ancora sorprendentemente aperto e in redditizia attività.

In teoria la modalità di integrazione standard, quella anche più ovvia, dovrebbe essere quella legata agli sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati): gestiti dai comuni, supportati da finanziamenti nazionali, in collaborazione con cooperative ed enti di gestione in teoria preparati, pensati per la seconda accoglienza, con periodi di permanenza della durata del processo di esame delle pratiche di richiesta asilo, durante i quali i richiedenti dovrebbero imparare la lingua italiana, e quel po’ di cultura e di avviamento al lavoro che dovrebbe loro consentire di essere autonomi, una volta finita la procedura di esame. Perché, sempre in teoria, i richiedenti asilo negli sprar dovrebbero, una volta riconosciuti come titolari di asilo o di qualche altra forma di protezione internazionale, inserirsi nel mercato del lavoro locale autonomamente; mentre coloro che non sono riconosciuti dovrebbero, a rigore, essere espulsi dal territorio.

Rimandiamo a conclusione del capitolo alcune valutazioni sul funzionamento del meccanismo. Ci limitiamo per ora a constatare che non ha funzionato a sufficienza anche perché non è stato abbastanza utilizzato. Essendo un impegno su base volontaria, la maggior parte dei comuni, nonostante gli incentivi economici e i vantaggi anche d’altro genere (da un



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